Strage di Capaci, 31 anni dopo: il messaggio di Mattarella

Il Presidente Mattarella ricorda le vittime della strage di Capaci: Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e tre agenti della scorta uccisi dalla mafia.

Il 23 maggio 1992 aveva luogo la strage di Capaci, un attentato terroristico-mafioso nel quale persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Erano le 17:57 quando un tratto dell’autostrada A29 nei pressi di Capaci fu fatto esplodere. Tra i responsabili della strage anche Salvatore Riina dello Totò.

Strage di Capaci, 31 anni dopo

Nell’anno della strage di Capaci, Maria Falcone, sorella del magistrato, ha creato una fondazione intitolata a Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, che da trent’anni promuove attività educative sul tema della legalità. Nel 1996 le Nazioni Unite hanno riconosciuto la Fondazione come ONG.

La strage di Capaci ha segnato un prima e un dopo nella storia della lotta alla mafia, e da allora ogni anno il 23 maggio è dedicato alla memoria di un uomo che ha dato la vita per la legalità.

A distanza di 31 anni dall’accaduto, Palermo continua a tenere vive la memoria e le idee del giudice Giovanni Falcone attraverso solenni celebrazioni.

Il messaggio del Presidente Sergio Mattarella

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella pronuncia in questa occasione un discorso nel quale sottolinea che la mafia, priva di qualunque onore e dignità, non è invincibile.

Di seguito le parole del Capo dello Stato.

«Il 23 maggio di trentuno anni fa lo stragismo mafioso sferrò contro lo Stato democratico un nuovo attacco feroce e sanguinario.

Con Giovanni Falcone persero la vita sua moglie Francesca Morvillo, magistrata di valore, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, che lo tutelavano con impegno.

Una strage, quella di Capaci, che proseguì, poche settimane dopo, con un altro devastante attentato, in via D’Amelio a Palermo, nel quale morì Paolo Borsellino, con Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina.

[…] Si accompagna il senso di vicinanza e riconoscenza verso quanti hanno combattuto la mafia infliggendole sconfitte irrevocabili, dimostrando che liberarsi dal ricatto è possibile, promuovendo una reazione civile che ha consentito alla comunità di ritrovare fiducia.

[…] Magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno demolito la presunzione mafiosa di un ordine parallelo, svelando ciò che la mafia è nella realtà: un cancro per la comunità civile, una organizzazione di criminali per nulla invincibile, priva di qualunque onore e dignità.

La mafia li ha uccisi, ma è sorta una mobilitazione delle coscienze, che ha attivato un forte senso di cittadinanza.

Nelle istituzioni, nelle scuole, nella società civile, la lotta alle mafie e alla criminalità è divenuta condizione di civiltà, parte irrinunciabile di un’etica condivisa. L’azione di contrasto alle mafie va continuata con impegno e sempre maggiore determinazione.

Un insegnamento di Giovanni Falcone resta sempre con noi: la mafia può essere battuta ed è destinata a finire».

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