Chi era Armita Geravand, 16enne iraniana colpita a morte perché non indossava il velo

Chi era Armita Geravand, 16enne iraniana colpita a morte perché non indossava il velo

Un’altra drammatica pagina di cronaca giunge direttamente dall’Iran: Armita Geravand, 16enne iraniana che era stata colpita a morte dalla guardia di sorveglianza morale di una metropolitana a Teheran, ha perso la vita dopo essere stata in coma per diverse settimane e a seguito della morte cerebrale che era stata già ufficializzata da parte del padre. Ma chi era la ragazza iraniana e che cosa le è successo?

Chi era Armita Geravand e perché è stata colpita a morte a Teheran

Il regime di repressione iraniano continua a colpire e, questa volta, la vittima è Armita Geravand: la giovane 16enne era stata colpita in una metropolitana a Teheran, poiché non indossava l’hijab, il velo obbligatorio per le donne in Iran. Il fatto era accaduto all’uscita della metro, come si mostra in alcuni video che sono stati diffusi online, a seguito di un diverbio tra la giovane e una guardia di sorveglianza morale.

Lo scontro ha provocato un trauma cranico alla ragazza che, per questo motivo, è andata in coma: lo scorso 23 ottobre il padre aveva confermato che Armita Geravand era cerebralmente morta ma il suo decesso definitivo è stato ufficializzato solo in occasione di sabato 28 ottobre 2023.

Le dichiarazioni del governo iraniano e dei genitori di Armita Geravand

Subito dopo l’accaduto di Armita Geravand, il governo iraniano aveva negato il coinvolgimento nella morte della 16enne iraniana. Gli stessi genitori della ragazza avevano sostenuto che il trauma cranico era stato determinato da un calo di pressione, che l’aveva portata a perdere i sensi e ad accusare il trauma cranico. L’ufficializzazione del suo ricovero in terapia intensiva era avvenuto soltanto negli ultimi giorni di vita della ragazza, direttamente da un ospedale di Fajr. I video diffusi e le dichiarazioni di numerosi utenti online sostengono che la giovane sia stata picchiata a morte dalla guardia di sorveglianza morale, a causa della sua scelta di non indossare il velo.

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