Accade nella mattinata di mercoledì 3 maggio. Lo studente di seconda media Kosta K. avrebbe sottratto l’arma da fuoco al padre e avrebbe dato inizio ad una sparatoria nella sua scuola al centro di Belgrado, in Serbia. Sembrerebbe che l’attacco fosse pianificato già da un mese almeno. Il bilancio di questa tragedia è, ancora una volta, tragico, con nove morti e almeno sette feriti stando al primo bilancio. La sparatoria ha avuto luogo presso la scuola primaria Vladislav Ribnikar. Kosta avrebbe adoperato una pistola calibro 9, presentandosi in classe e aprendo il fuoco contro insegnante e alcuni compagni. Tra i morti, un custode della scuola che avrebbe tentato di fermare l’aggressore. Il giovane è ora agli arresti.
Sparatoria a Belgrado, i dettagli
Stando al ministero dell’Interno serbo, nella sparatoria avvenuta nella scuola primaria a Belgrado sarebbero state uccise nove persone – come detto – di cui otto allievi e il sopracitato guardiano. Sarebbero rimasti feriti almeno altri sei ragazzi e un’insegnante. L’aggressore è stato, successivamente, fermato e arrestato dalla polizia, intervenuta dopo una segnalazione intorno alle 8:40.
Secondo gli inquirenti, Kosta K. aveva pianificato l’attacco da almeno un mese. Il giovane era, infatti, in possesso di una piantina della scuola e di un elenco di persone da uccidere. L’assassino si è consegnato spontaneamente alle autorità, avendo chiamato la polizia informandola di aver sparato a tante persone. Il giovane è stato ritrovato in possesso di quattro bottiglie di molotov. Sebbene la polizia non abbiamo ancora chiarito il movente dell’attacco, i media locali avrebbero accennato al fatto che fosse vittima di bullismo e di aver cambiato ripetutamente classe prima del folle gesto.
Si parla, inoltre, di genitori terrorizzati, arrivati a scuola sotto shock nel tentativo di cercare i figli. Gli intervistati hanno affermato di non aver mai avuto sospetti nei confronti dell’assassino, dimostratosi sempre tranquillo e pacato. Il fenomeno delle sparatorie di massa in Serbia sarebbe particolarmente raro, viste anche le norme stringenti relative alla diffusione delle armi.
L’ultima volta, un veterano della guerra dei Balcani uccise 13 persone in un villaggio. Era il 2013 e, da allora, nonostante la legge, gli esperti avrebbero messo ripetutamente in guardia le Istituzioni in merito alla diffusione illecita di armi nel Paese dopo le guerre degli anni ’90 e che la forte instabilità sociale che lo contraddistingue avrebbe potuto condurre ad episodi del genere.