Una petroliera rovesciata nel mare delle Filippine ha causato il rilascio in acqua di circa 800 mila litri di petrolio: minacciati i delicati ecosistemi della zona, è un disastro ambientale.
Petroliera rovesciata nelle Filippine: disastro ambientale
Agli inizi del mese di aprile 2023 sono iniziate le operazioni di recupero del relitto di una petroliera, che il 28 febbraio si era rovesciata nel mare delle Filippine.
L’incidente ha riguardato la nave MT Princess Express della società RDC Reield Marine Services, che adesso è al centro delle indagini del Senato filippino. Si sospetta che la petroliera stesse operando senza le necessarie autorizzazioni.
Non è ancora chiara la dinamica del disastro, è certo però che centinaia di migliaia di litri di petrolio si siano riversati in mare, e ancora adesso – non essendo stato ancora recuperato il relitto – sostanze nocive per l’ambiente marino stanno continuando a fuoriuscire dalla petroliera. Non si sa con certezza quanto petrolio degli 800 mila litri di partenza sia ancora nella nave e quanto ne stia finendo in mare ogni giorno.
Nei giorni che hanno fatto seguito all’incidente, una chiazza di petrolio larga approssimativamente 250 chilometri, ha inquinato le acque di almeno tre province e minacciato oltre venti aree marine protette.
Il mare delle Filippine in cui la petroliera si è rovesciata ospita un ecosistema marino tra i più diversificati e importanti del mondo, in cui vivono numerose specie in via di estinzione. Sono alcuni esempi le tartarughe embricate, gli squali balena, i dugonghi e le mante giganti. Nella zona colpita è inoltre alta la concentrazione di pesci costieri, crostacei, mangrovie e coralli. I danni provocati a questi organismi potrebbero essere a lungo termine.
La Guardia Costiera sta monitorando il lavoro delle squadre di pulizia. Si stima che ad oggi sia stato rimosso circa il 60% del petrolio che aveva raggiunto le spiagge di Minoro Orientale. Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti hanno inviato a loro volta delle squadre.
Conseguenze sull’economia: 17 mila pescatori perdono il lavoro
La zona interessata dal terribile incidente è la provincia di Mindoro Orientale, in cui la pesca è un’attività fondamentale: costituisce una fonte di approvvigionamento per due milioni di persone.
Il disastro ambientale ha costretto le autorità a bloccare temporaneamente le attività di pesca, lasciando senza lavoro quasi 17mila pescatori. Questi sono stati momentaneamente coinvolti nelle operazioni di pulizia, ma si stima che il settore della pesca filippino stia perdendo 825mila euro ogni giorno.
Non rassicura il fatto che i danni che il petrolio ha causato e sta continuando a causare, potrebbero durare mesi.