Si è riflessa con l’eliminazione dei brani protetti da Siae dalla piattaforma social audiovisuale di Instagram, ma la controversi sorta tra Meta e Siae ha avuto dettagli ben più aspri. Da giorni, non si parla d’altro, con i milioni di utenti italiani che giornalmente si riversano su Instagram a reclamare a gran voce il ritorno delle loro canzoni preferite per dare colore e movimento ai loro reels e stories. Eppure, gli addetti ai lavori non possono fare a meno di riflettere sui dettagli epocali della disputa avvenuta alla Camera davanti alle Commissioni di Trasporti, Poste e Telecomunicazioni e Cultura, Scienza e Istruzione. Il 6 aprile prossimo, un ulteriore faccia a faccia al Ministero della Cultura potrebbe, però, cambiare le carte in tavola.
La controversia Meta/Siae nel dettaglio
Durante la prima audizione si è assistito al confronto tra Angelo Mazzetti, responsabile Affari Istituzionali per conto di Meta, il quale avrebbe accusato Siae di aver quadruplicato il costo della licenza, affermando di rifiutare una qualsiasi proposta che risultasse inferiore all’aumento del +310% offerta dall’altra parte. La Società Italiana degli Autori ed Editori, d’altra parte, ha accusato di “falsità” il colosso americano, avvalorando la propria tesi con il fatto che la nuova licenza non sarebbe comparabile all’accordo siglato nel 2020.
La situazione italiana sulle piattaforme di streaming
Possiamo affermare senza remora alcuna che Siae abbia presentato un’offerta particolarmente ritoccata al rialzo. L’accordo siglato nel 2020, infatti, imponeva ai prestatori di servizi di condivisione di contenuti online di ottenere una licenza preventiva a mezzo di un accordo equo in linea con la legislazione del tempo, consentendo la ripartizione delle somme in funzione della valutazione del peso di un repertorio.
In molti, oggi, si chiedono se Meta abbia o meno fornito i dati a Siae per compiere tutte le valutazioni del caso. Risulta lampante, in questa sede, il fatto che, alla ricezione della direttiva copyright UE, Siae abbia chiuso gli accordi di licenza anche con Spotify e YouTube, poiché i dati sarebbero stati oggetto di negoziazione in maniera chiara, come si ha ragione di credere osservando la filosofia dei due sistemi di streaming sopracitati.
L’impatto della disputa Meta/Siae sugli utenti italiani
Se si pensa all’apporto esercitato dalla vicenda Meta/Siae sul pubblico di utenti italiani e sugli artisti, si osserva una dinamica particolarmente divisiva. Da una parte, infatti, abbiamo gli artisti, quasi totalmente schierati dalla parte di Siae e, dall’altra, i creator social e gli utenti privati che vedono il loro lavoro su reels, stories e altri contenuti audiovisuali completamente rovinato dall’assenza della parte audio, togliendo loro un’importantissima visibilità. Staremo, dunque, a vedere cosa accadrà durante il prossimo incontro del 6 aprile.